I rischi per la privacy nell'era della realtà  aumentata in un convegno a Pisa

Le notizie sulle immagini intercettate sul web e utilizzate dai servizi di intelligence americani con tecniche di riconoscimento facciale scatenano la preoccupazione a livello mondiale. In Italia, il tema sarà  affrontato dal professor Alessandro Acquisti al CNR di Pisa il 19 giugno in un convegno organizzato da Federprivacy e dall'Istituto italiano per la privacy.

10 Giugno 2014 - Oggi uno smartphone permette di connettersi a internet ed eseguire centinaia di migliaia di analisi facciali in pochi secondi. Lo ha spiegato solo un mese fa, durante il 4° Privacy Day Forum, il professor Alessandro Acquisti – docente di information technology and public policy alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh (Usa) – mostrando che, attraverso un software di riconoscimento facciale, è possibile identificare gli utenti di Facebook semplicemente da un'immagine del loro viso e conoscerne molte informazioni personali, spesso dati sensibili, nonchè gli effetti spesso sottovalutati che questi possono produrre su chi ne viene a conoscenza. Ad esempio, un direttore del personale può essere facilmente indotto a dare un posto di lavoro ad un candidato o a scartarne invece un altro sulla base di queste informazioni.

Ora in un nuovo appuntamento, organizzato da Federprivacy e dall'Istituto italiano per la privacy, il 19 giugno a Pisa si parlerà degli impatti giuridici dell'era della realtà aumentata. Il professor Alessandro  Acquisti sarà in Italia per discutere di quello che sta succedendo, anche alla luce delle ultime notizie sulle attività della National Security Agency che intercetta milioni di immagini al giorno in internet, incluse circa 55.000 immagini di qualità con il riconoscimento facciale. Fatti che hanno turbato i cittadini di tutto il mondo, perchè risulta improbabile pensare a una raccolta selettiva nell'oceano del web limitata a sole immagini di cittadini statunitensi. Il fenomeno mediatico che si è scatenato in questi giorni porta all'evidenza un fenomeno già affrontato di recente in Italia da Federprivacy, che aveva messo in guardia sui pericoli derivanti dal "cocktail" delle nuove tecnologie, come quello che si ottiene con la combinazione dei google glass e il riconoscimento facciale. E anche la portata degli impatti sociali e giuridici che potrà comportare la cosiddetta "realtà aumentata" sulla nostra società, sono in parte monitorabili ma al momento non completamente prevedibili.

“Se in America il progresso delle nuove tecnologie corre così tanto che la privacy è una materia universitaria, e negli ultimi anni vi si sono affermate anche figure professionali specializzate come i privacy officer, in Europa il background culturale del vecchio continente tende spesso a far rimandare certe problematiche fino a che non sia una legge a imporre un obbligo, o un'Authority che possa elevare una sanzione. Dal gennaio 2012 siamo ancorati all'attesa del nuovo regolamento UE attualmente in discussione a Bruxelles, che dovrà mettere paletti sulla protezione dei dati personali più adeguati ai tempi, ma che se non approvato in fretta potrebbe rischiare di diventare obsoleto già prima di entrare in vigore. Auspichiamo quindi che le nuove regole siano definitivamente approvate al più presto e comunque entro il 2014, durante il semestre di presidenza UE dell'Italia" Afferma Nicola Bernardi presidente di Federprivacy.

Dopo la lectio magistralis del professor Acquisti, l'avvocato Luca Bolognini – presidente dell'Istituto italiano per la privacy – interverrà nella seconda parte del convegno per fare il punto sugli impatti giuridici a cui gli addetti ai lavori devono prestare attenzione per essere in regola con la normativa sulla protezione dei dati, ma soprattutto per rispettare la privacy degli utenti e prevenire rischi di violazioni del codice o trattamenti illeciti, che sono puniti penalmente, in certi casi anche con la reclusione.   

Proprio negli Stati Uniti la crescente consapevolezza del fenomeno pare produrre effetti contrapposti. A fronte del proliferare di nuove app che invogliano gli utenti a farsi riconoscere apertamente, utilizzando il proprio volto sul web, cresce il numero di coloro che ritengono l'utilizzo della propria "impronta facciale" una pratica estremamente invasiva. Negli Usa, sono state da poco lanciate nuove "maschere facciali", vere e proprie protesi di lattice nate con l'obiettivo di camuffare i propri lineamenti e sfuggire agli inquadramenti delle telecamere di controllo puntate nei centri commerciali, negli aeroporti, e nelle zone urbane delle città.

www.federprivacy.it

La partecipazione al convegno è gratuita per gli studenti grazie a una borsa di studio messa a disposizione da Federprivacy.

 

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